Notti insonni by Elizabeth Hardwick

Notti insonni by Elizabeth Hardwick

autore:Elizabeth Hardwick [Sconosciuto]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Blackie


Parte sesta

La barba di un terrorista, il primo frigorifero, l’anticipo sulla casa, gli attrezzi in garage, i vicini che lavano la macchina.

Caro vecchio Alex: evocherò questo ricordo per te.

Ho diciotto anni ed eccoli che arrivano, due tizi del Partito comunista di Cincinnati. L’aria calda è piena di polvere, l’erba è amara e asciutta come la paglia, le radici secche dei fiori vecchi ansimano. Le cose stanno così. È domenica. A casa mia, attorno al tavolo della sala da pranzo, ci sono più persone di quante ce ne siano nel Partito comunista nello stato del Kentucky.

Loro, i due, hanno guidato fin quassù in una macchina dal muso grigio, un carro da trasporti pesanti macilento e pietoso, carico di giornali e di pamphlet lacerati, proprio come le foglie di un cavolo della stagione passata.

La giovane donna e l’uomo più grande di lei non sono attraenti. Si siedono sul dondolo sul portico, che si muove avanti e indietro sulle vecchie catene. Ecco cosa significa organizzare e mobilitare il Sud, sembrano dire i loro sguardi stanchi, caratteristici.

Mi hanno passato un libello comunista. Periodo del Fronte popolare. Il comunismo è l’americanismo del ventesimo secolo. Un’idea interessante, dice lei.

Io dico: ce l’ho nella mia stanza, al piano di sopra.

Buon per te.

Hanno sospirato, smarriti nell’aria vessata della domenica. Ci sono persone in gamba a Lexington? vogliono sapere da me. Sospirano di nuovo, ascoltano i colpi di tosse interrogativi e i ringhi dei commensali al pranzo della domenica; si avviano presto per le loro destinazioni polverose.

Persone in gamba? Forse qualcuna su High Street. Una vecchia strada in via di deterioramento, che va da est a ovest, la sua storia si affossa e si riprende. Nelle vicinanze ci sono gli alloggi delle confraternite: facce vacue e intrise di whiskey di giovani uomini predatori, con le loro spillette e gli anelli e una memoria terribile quando si tratta delle canzoni che cantano da ubriachi, delle loro mani da ubriachi sui miei seni ubriachi.

Su High Street viveva una famiglia trascendentale. Erano poveri come i loro antenati prima di loro, non erano mai stati sfiorati dal conforto e dai risparmi, non erano mai stati in mezzo alla scala sociale, neanche una volta a barcollare là sopra pieni di speranza. Invece vivevano in un mondo sognante di idee che erano arrivate quasi come una lettera spedita all’indirizzo sbagliato o uno di quei messaggi in bottiglia che galleggiano sulla corrente, a interi continenti di distanza. La famiglia aveva saputo del comunismo sovietico e aveva sperimentato il tremore multiforme della conversione.

La casa – chi poteva dire chi l’avesse posseduta un tempo o chi ne era il proprietario allora? – aveva pochi segni e ristrutturazioni tipiche di qualcosa di proprietà; non c’erano quei bracci che si espandevano, cresciuti nel corso degli anni. Era dipinta con due tonalità infelici, il cotto e il marrone molto in voga all’epoca. L’inverno aveva tradito il portico marcio di legno scheggiato, sul quale stavano appoggiate le sedie di tela estive. Non era casa loro, allora, ma a un certo punto c’erano finiti tutti dentro: tre generazioni di genitori anziani, figli e figlie e nipoti.



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